Vita di trincea nella prima guerra mondiale, le foto dimenticate del ‘Mondo Illustrato’. Un ritrovamento eccezionale che Armymag.it vuole condividere con i suoi lettori. In una soffitta, rimasta per oltre un secolo nascosta agli occhi di tutti, abbiamo ritrovato una collezione piuttosto completa del Mondo Illustrato, rivista edita dall’Editore Sonzogno di Milano con numeri che vanno dal 1915 al 1918.
Materiale prezioso perché gli archivi storici della casa editrice sono andati distrutti durante uno dei bombardamenti alleati sul capoluogo meneghino nel 1943. Il Mondo è una rivista edita dal 1914 al 1922; l’editore era uno dei più importanti sul territorio nazionale, il settimanale si differenziava dalle altre pubblicazioni perché puntava sulle fotografie in presa diretta dal fronte. Pagava fino a 100 lire di allora (oggi sarebbero 400 euro) per le foto più belle scattate anche dagli amatori sulla linea del fronte.
Il risultato lo potete vedere in questa gallery di oltre settanta immagini, che rappresenta solo una piccola parte di quelle pubblicate e in nostro possesso. Al tempo stesso una testimonianza incredibile della vita al fronte dei soldati italiani e dei loro alleati, ma anche degli austriaci e dei tedeschi. Una prova innegabile della crudezza dei combattimenti e della difficile vita dei civili che si ritrovavano morte e distruzione a due passi da casa.
Le foto del Mondo: un’epoca in bianco e nero
A fare da cornice a questi fatti terribili, le grandi montagne, le Dolomiti, ma anche le aspre terre del Carso, il mare Adriatico. I campi di battaglia costati sangue e sacrificio a migliaia e migliaia di soldati. Scorrendo le pagine in un incredibile viaggio indietro nel tempo, ci sono anche fotografie dal fronte occidentale, dalla carneficina di Verdun, immagini della campagna elettorale Usa, dell’arrivo delle truppe americane in Italia, con tanto di parata al Colosseo, gli iconici ritratti degli eroi uccisi ‘dall’impiccatore austriaco’, Cesare Battisti e Francesco Baracca.
La stampa delle prime edizioni, nel 1915 non è perfetta, alcune immagini sono sgranate, altre ritoccate con la matita per delinearne meglio i contorni. Ma col passare degli anni, soprattutto col passaggio dalla carta uso mano a quella patinata, diventano più nitide, riportano meglio volti, occhi espressioni. E anche se in bianco e nero da quelle fotografie emerge un’epoca: le visite del principe Umberto ‘vestito alla marinara’ sui campi di battaglia, o del padre re Vittorio Emanuele III a bordo di una fuori serie insieme al generale Cadorna, le vittime del bombardamento di Verona, le decorazioni ai bersaglieri, l’idrovolante austriaco abbattuto e rimorchiato dalla Regia Marina, le presidenziali Usa, la visita del principe Arthur di Connaught, nipote della regina Vittoria e cugino del Re Giorgio V; l’olandese Anthony Fokker, costruttore dei temibili triplani tedeschi (pilotati anche da Manfred Von Richthofen il ‘barone rosso’) fotografato con il granduca di Meclemburgo, uno stato fantoccio creato dopo il congresso di Vienna destinato a sparire proprio alla fine della prima guerra.
Nella carrellata non potevano mancare la foto di Anita Garibaldi, nipote dell’eroe dei due mondi e figlia di Menotti Garibaldi che cura un ferito (il cugino, Peppino figlio di Ricciotti Garibaldi, combatté invece con gli italiani nell’offensiva sull’Aisne – il link QUI), un soldato che prende sulle spalle il commilitone ferito durante gli scontri per la trincea delle Frasche, sul Carso, l’artiglieria che ha martellato il Col di Lana, i prigionieri austriaci catturati durante la strafexpedition del 1916 sugli altipiani. Vengono presentate le nuove armi italiane, gli scontri per Gorizia, la controffensiva dopo Caporetto, e l’innovativo uso dell’elmetto ‘il piccolo casco metallico’ come viene definito.
La propaganda di guerra e il ruolo delle riviste
Le riviste come il Mondo Illustrato erano la televisione dell’epoca. Portavano nelle case le immagini di quello che stava accadendo. Per questo c’era molta attenzione ai loro contenuti da parte dello stato maggiore del Regio Esercito. Per la prima volta nella prima guerra mondiale si decise di studiare la propaganda come mezzo di comunicazione di massa per la popolazione. Si gettarono le basi per quella che nella seconda guerra diventerà un conflitto nel conflitto.
La Grande Guerra fu un grande laboratorio per il diffondersi di propaganda e informazione. I giornali di trincea per i soldati e la popolazione che si trovava a ridosso della prima linea. I periodici illustrati per tutti gli altri italiani che vivevano lontano dal fronte. La prima guerra fu il primo vero atto internazionale per il Regno d’Italia relativamente giovane visto che era nato poco più di 50 anni prima. Una prova purtroppo fondata sul sangue dei giovani italiani, che si trovarono a combattere su un fronte complicato e contro nemici bene equipaggiati.
Grazie alla stampa, i combattimenti entrarono nelle case, i periodici pubblicarono le immagini delle trincee, le facce dei soldati impegnati negli scontri di alta montagna, le vittime dei bombardamenti aerei austriaci, e poi le immagini delle battaglie e delle truppe via via sempre più sorridenti vista la progressiva evoluzione positiva delle sorti della guerra. Riviste a grande diffusione popolare che, in un’Italia ancora a basso tasso di alfabetizzazione, fecero anche il gioco di una nascente propaganda filo bellica proprio attraverso i grandi inserti fotografici.
Contemporaneamente ai grandi periodici generalisti, nacque proprio sul linea del fuoco un nuovo mezzo di informazione e propaganda, che fu tanto efficace da resistere attraverso gli anni anche nei principali conflitti del XX secolo (basti pensare alla proliferazione che ebbe dalla II guerra mondiale fino al conflitto in Vietnam): il giornale di trincea. Piccoli fogli dalla periodicità incerta che però, complice il riposo dei soldati nelle retrovie, finirono per essere letti e conservati dalle persone che vivevano vicino al fronte. I contenuti erano semplici, ma molto vicini alla gente: illustrazioni, filastrocche, satira sulla vita militare, qualche leggera allusione politica.
I generali del Regio Esercito ne intuirono le loro potenzialità nella propaganda per sostenere lo sforzo bellico. In particolare dopo la disfatta di Caporetto, e la nascita del ‘servizio P’ (propaganda) in seno al Comando Supremo si decise di promuovere i giornali di trincea. Le tirature aumentarono, la diffusione si fece più capillare tra le truppe e la popolazione delle zone di guerra. Le testate ebbero nomi propri della vita militare: la Ghirba, la Marmitta, la Baionetta, la Fiamma, il Fante solo per citarne alcuni. I militari furono ammessi a collaborare, e non mancarono autori destinati a una fama futura (per i testi: Massimo Bontempelli, Curzio Malaparte e Piero Jahier, Ardengo Soffici, Giuseppe Ungaretti, per le illustrazioni: Giorgio De Chirico e Mario Sironi).
Un sistema che si dimostrò efficace, tanto che di riviste di trincea o di forza armata a diffusione popolare, si hanno esempi sino alla guerra del Vietnam (ma Stars & stripes venne ‘stracciata’ dalla televisione).
Per questo a rivista in nostro possesso rappresenta uno spaccato incredibile di quei tempi, con immagini che sono pressoché inedite vista la distruzione dell’archivio storico della casa editrice. La rivista venne chiusa con l’avvento del fascismo. Alla pari di molte altre pubblicazioni del periodo non era confacente agli standard del regime. Troppa America, troppa cultura ed esteri, troppe attrici straniere per una dittatura che faceva dell’autarchia uno dei suoi principi cardine e vedeva la donna solo come ‘madre esemplare’. Ma questa è un’altra storia.
(foto della gallery: Il Mondo Illustrato Sonzogno Editore 1915-1918 / collezione privata www.armymag.it – si prega di citare le fonti)