Fu abbattuto il 30 aprile 1945. Era una delle ultime azioni sul fronte italiano, ma Arnold George Raymond Hallas, 24 anni, pagò con la vita l’incursione organizzata nel veneto per tagliare le ultime sacche di resistenza in Veneto. Il suo Spitfire Mk IX con sigla NH231 venne colpito e precipitò a Cambio, frazione del comune di Villadose nel Rodigino. Il pilota apparteneva al 601° squadron della Raf; quel giorno la missione prevedeva l’attacco di alcune colonne di mezzi nemici che transitavano in ritirata nell’area di Conegliano. Gli aerei in formazione incontrarono lo sbarramento dell’antiaerea tedesca. Lo Spitfire pilotato da Hallas fu colpito e si schiantò al suolo nel tentativo di tornare verso le linee alleate. I compagni d’ala volteggiarono sopra il luogo dello schianto per capire se il commilitone si fosse salvato. Ma non riscontrando traccia di vita si allontanarono. Lo Squadron fu uno di quelli con più attività operativa durante la campagna d’Italia: raggiunse 1.082 ore di volo operativo al mese. Ma il prezzo pagato fu pesante: dal 9 al 25 aprile 1945, nel pieno dell’assalto alla linea Gotica furono abbattuti dall’antiaerea 55 aerei.
Sul luogo del disastro aereo, le persone accorse raccolsero da terra alcuni resti di Arnold George Raymond Hallas e li seppellirono provvisoriamente sepolti nel cimitero locale di Villadose. Dopo la guerra furono traslati al Padua War Cemetery.
Le ricerche dello Spifire scomparso
Sulla vicenda cadde l’oblio per tanti anni, fino a quando l’associazione polesana Aerei Perduti ha iniziato le prime ricerche. Grazie alle testimonianze di alcuni testimoni oculari è stato possibile circoscrivere il crash site. In base ai racconti, il motore e il resto della carlinga sarebbe sprofondato nel morbido terreno pianeggiante. Nelle settimane scorse l’associazione ha terminato i lavori di recupero dopo aver ricevuto la disponibilità del proprietario del terreno. Il motore era sprofondato ed era ancora dentro la terra. «Il punto d’impatto – raccontano dall’associazione – è stato individuato grazie a un magnetometro degli anni ’60 ancora funzionante. Le procedure di recupero sono state avviate e concordate anche con la Soprintendenza del Veneto. A una profondità di circa 3 metri, sono uscite le prime parti dell’aere: le bombole di ossigeno a grosse parti dell’abitacolo con annessi impianti e strumentazione, oltre alla blindatura del seggiolino. Sono stati ritrovati anche i resti del pilota, straziato ma ancora ancorato al suo sedile unitamente ai suoi effetti personali, al paracadute e al battellino di salvataggio. A 7 metri è stato raggiunto il motore integro e l’elica. Nel corso del recupero sono stati trovati anche il nucleo centrale dell’aereo, oltre all’intero piano di coda perfettamente conservato, e parti di fusoliera.
Il restauro e l’esposizione del caccia
I reperti sono stati portati all’aeroporto “I Prati Vecchi” di Aguscello; dopo un’operazione di restauro conservativo saranno esposti all’interno dello spazio museale che la struttura ha offerto all’associazione. Grandi emozioni nel vedere riemergere dal fango i reperti, anche se l’emozione più grande è stata nel ritrovare gli effetti personali e i resti del pilota inglese. I resti del pilota sono conservati presso il cimitero di Villadose a disposizione dell’Ambasciata Britannica.
(fotogallery dalla pagina facebook dell’associazione Aerei Perduti)