In ostaggio sul lago di Braies, la prigione dorata nel ‘ridotto alpino’

4 years fa scritto da
Gli ostaggi, al centro il colonnello Bogislaw von Bonin e a destra Sigismund Payne Best subito dopo la liberazione (foto Us Army)
img

Il lago di Braies è una perla azzurra incastonata nelle montagne dell’Alto Adige. Oggi e da sempre una suggestiva località turistica, patrimonio dell’umanità come le dolomiti.  Ma questo lago e l’antico hotel realizzato nell’Ottocento sulle sue sponde hanno anche una storia di guerra da raccontare. Una storia fortunatamente a lieto fine. Nel 1945 l’hotel divenne una prigione per dissidenti del regime nazista, tenuti in custodia dalle SS fino alla fine della guerra.  Il trasferimento degli ostaggi delle SS in Alto Adige avvenne alla fine di aprile del 1945, nelle settimane finali della seconda guerra mondiale in Europa.

L’Alpenfestung, ridotto alpino ultima trincea nazi-fascista

Due anni prima, esattamente dopo l’armistizio dell’8 settembre ’43 una larga porzione del territorio italiano fu annessa al Reich nazista e non alla Repubblica Sociale Italiana. Si trattava del Trentino-Alto Adige, l’intera provincia di Belluno il Friuli-Venezia Giulia, l’Istria, il Quarnaro, la Dalmazia e l’Alta Val d’Isonzo; in pratica erano stati riacquisiti tutti i territori che fino al 1918 erano compresi nell’Impero austro-ungarico.

Soldati italiani si arrendono ai tedeschi a Bolzano dopo l’armistizio dell’8 settembre (Bundesarchiv)

Verso la fine della guerra, il Reichsführer SS), Heinrich Himmler, concorda con il capo del controspionaggio (RSHA), Ernst Kaltenbrunner, il prelievo dai diversi campi di concentramento sparsi per la Germania di tutti i prigionieri politici più in vista, tedeschi e dei paesi occupati con l’idea di usarli come “merce di scambio” per ottenere salvancondotti personali. E così questi prigionieri furono portati nelle montagne tra Baviera, Austria e Trentino. Nelle intenzioni dei gerarchi nazisti, quest’area montana era il cosiddetto “Alpenfestung”, ovvero l’estremo punto di resistenza all’avanzata degli Alleati. Dopo la resa del Reich, il suicidio di Himmler e la fuga di Adolf Eichmann, l’idea dello scambio divenne remota e i prigionieri rimasero sotto la custodia delle  SS stanziate in Italia

Il trasferimento dei prigionieri ‘vip’ in val Pusteria

I prigionieri provenivano da diversi campi di concentramento: Buchenwald, Flossenbürg, Dachau e Mauthausen. A gestire l’organizzazione del trasferimento vi erano fin dall’inizio l’Obersturmführer Ernst Bader e l’SS-Gruppenführer Edgar Stiller. Sempre sotto stretta sorveglianza da parte delle SS, gli ostaggi erano esentati dall’essere identificati mediante i loro veri nomi e gli era fatto divieto assoluto di chiamarsi tra di loro utilizzandolo. I prigionieri più importanti e le famiglie degli attentatori di Hitler del 20 luglio 1944 vennero caricati su un convoglio di autocarri e vecchi autobus e condotti in Alto Adige, dove furono presi sotto la custodia protettiva delle truppe regolari della Heer. Attraversato il Brennero, arrivarono il 28 aprile a Villabassa, paesino della Val Pusteria, 70 km a nordest di Bolzano. I due ufficiali al comando avevano l’ordine di uccidere tutti gli ostaggi in caso di rischio di cattura

L’hotel Pragser Wildsee in riva al lago di Braies

Dopo un soggiorno nel paesino di Villabassa, gli ostaggi vennero sistemati nell’hotel Pragser Wildsee in riva al lago di Braies. Il generale von Vietinghoff comandante dell’area sud ovest, assicurò la protezione dalle SS. Ordinò telefonicamente al capitano Wichard von Alvensleben di farsi carico dei prigionieri, procurandogli vitto e alloggio. Il capitano, discendente da una nobile famiglia prussiana, la mattina del 30 aprile fece schierare i suoi pochi uomini dando loro l’ordine di tenere sotto tiro le SS. Dopodiché si recò personalmente a visitare i prigionieri rassicurandoli che erano tutti sotto la sua protezione.

Come avvenne anche per il castello di Itter l’esercito tedesco collaborò attivamente all’incolumità dei prigionieri. Una loro delegazione, guidata dal colonnello della Heer Bogislaw von Bonin, arrestato per aver permesso la ritirata tedesca durante l’operazione Vistola-Oder, riuscì a entrare in contatto con il comando di Bolzano, mettendo al corrente i militari dell’identità dei prigionieri e del timore di una esecuzione da parte delle SS di fronte all’avanzata alleata.

Gli ostaggi ‘vip’ che alloggiavano al lago di Braies

Erano arrivati al lago di Braies a piedi, sotto una nevicata. Furono accolti benissimo da parte della proprietaria dell’albergo, Emma Heiss-Hellenstainer e del suo staff. Per loro tutto tornò a una vita simile a quella precedente gli anni della guerra: disponevano infatti di viveri a sufficienza e potevano anche interloquire tra di loro. Avevano addirittura la possibilità di andare a pregare nella adiacente cappella e formarono un comitato con a capo il capitano inglese Payne Best, come vice il colonnello tedesco Bogislav von Bonin e come garante il capitano di fregata Franz Liedig.

Klaus Von Stauffenberg con Hitler (Bundesarchiv)

Klaus Von Stauffenberg con Hitler (Bundesarchiv)

Al primo piano dell’albergo si sistemarono i Thyssen, i Gördeler, gli Stauffenberg, familiari del protagonista dell’attentato a Hitler, la celebre operazione Valchiria. Al secondo piano la famiglia Schuschnigg, Hjalmar Schacht, il pastore Niemöller, l’attaché Heberlein con moglie, e cinque generali greci. Al terzo i signori Blum, inglesi, ungheresi, olandesi e altri ancora. Tutti rimasero presso l’albergo, a eccezione di Vassili Kokorin, nipote di Molotov, che decise di andare con un gruppo di garibaldini; morì dopo circa un mese. Il piccolo gruppo italiano ottenne il permesso di rimanere presso la casa Wassermann nel paese di Villabassa. Facevano parte di questo gruppo il figlio del maresciallo Pietro Badoglio, Mario Badoglio, il tenente colonnello Davide Ferrero, il generale Sante Garibaldi, il capo della polizia nella Repubblica di Salò Tullio Tamburini e il vice-capo della polizia Eugenio Apollonio.

Tamburini era la figura più di spicco: toscano di Prato, fascista della prima ora, console della milizia, sostenitore della violenza squadrista quale metodo per raggiungere il potere. Infatti tra Firenze e Prato la violenza fascista giunse ad eccessi tali che lo stesso Mussolini fu costretto ad allontanare alcuni capi locali del partito; tra questi, l’estrema violenza dei metodi di Tamburini ne causò nell’ottobre 1925 la rimozione e l’allontanamento in Tripolitania. Da capo della polizia nella RSI, venne sospettato dai tedeschi di aver trattato con gli alleati e per questo imprigionato a Villabassa. Preso in consegna dagli americani, tornò in carcere per le atrocità perpetrate in nome del regime fascista. Fu amnistiato nel 1946 e scappò in Argentina.

Liberazione a Braies

Sempre il 30 aprile 1945, dopo aver tentato di forzare il perimetro di guardia dei soldati della Heer, le SS cominciarono a temere l’arrivo delle forze alleate e decisero di ritirarsi. La mattina del 4 maggio arrivò la prima pattuglia statunitense che prese in carico i 141 ostaggi. I tedeschi della Heer vennero disarmati e fatti prigionieri di guerra. Venne presa la decisione di lasciare le armi al capitano von Alvensleben e a un altro ufficiale tenendo conto del loro comportamento. L’ex cancelliere austriaco Kurt von Schuschnigg e la sua famiglia scelsero di emigrare negli Stati Uniti d’America arrivando a New York il 6 settembre 1946. Tutti gli altri vennero arrestati. Tra di loro il generale Alexander von Falkenhausen, il generale d’armata Franz Holder, il principe Filippo d’Assia, Hjalmar Schacht, il generale Georg Thomas e Fritz Thyssen.

Fritz Thyssen (Bundesarchiv)

Fritz Thyssen (Bundesarchiv)

Ogni decisione venne presa dopo aver trasferito i tedeschi suddivisi in due convogli da Braies a Verona su gomma, da Verona a Napoli in aereo e successivamente a Capri per una serie di interrogatori al termine dei quali alcuni riacquistarono la libertà, chi invece era compromesso coi nazisti venne incarcerato.

L’archivio storico sulla resistenza al nazismo

Nel 2006 è nato l’archivio storico Zeitgeschichtsarchiv Pragser Wildsee, traducibile in italiano come “archivio di storia contemporanea del lago di Braies”, voluto e creato da Caroline M. Heiss e Hans-Günter Richardi. Qui sono custodite le raccolte degli ostaggi, delle SS, oltre a quelle dei vari testimoni. Qui si organizzano convegni e dibattiti e si pubblica una collana scientifica, sempre attorno a temi legati della resistenza al nazismo.

L'hotel oggi (www.lagodibraies.com)

L’hotel oggi (www.lagodibraies.com)

Shares 0
Article Tags:
Article Categories:
Seconda guerra
img

Comments are closed.

0 Shares
Share
Tweet