La Battaglia di Pavia 500 anni dopo, un evento per non dimenticare. Per la ricorrenza è stato organizzato un calendario importante di eventi tra cultura e rievocazione che riportano gli appassionati e i cittadini all’atmosfera quei giorni terribili. Un grande accampamento è stato allestito per rivivere le atmosfere di un evento epocale nella storia d’Europa ricostruito con il coinvolgimento di 54 compagnie storiche. La Battaglia di Pavia (24 febbraio 1525), è stato un evento epocale che ha segnato la storia d’Europa. Il primo grande scontro in cui le armi da fuoco furono decisive per l’esito finale e che aprì un nuovo capitolo nelle vicende dell’Italia e del Vecchio Continente. I rievocatori arrivano da tutta Europa e dagli Stati Uniti, avranno abiti d’epoca e armamenti riferiti agli eserciti del Cinquecento. La rievocazione vedrà inoltre repliche di artiglierie sceniche del XVI secolo e l’utilizzo di circa 30 archibugi. A seguire si è tenuto lo scontro tra le fanterie, armate di repliche di armi bianche, quali picche e alabarde.
Battaglia di Pavia, il programma degli eventi
- 23 febbraio 2025 ore 14:30: Rievocazione Storica al Castello di Mirabello, con la partecipazione di oltre 500 figuranti provenienti da tutta Europa. A partire dal 21 febbraio e fino al 23 febbraio sarà possibile visitare l’accampamento montato dai rievocatori nel parco intorno al Castello di Mirabello.
- 24 febbraio al Teatro Fraschini alle ore 21 il Concerto per il Cinquecentenario con la Banda dell’Esercito Italiano.
- 30 marzo 2025: Corri Battaglia di Pavia, una gara podistica che attraverserà i luoghi storici della battaglia.
- 7-9 aprile 2025: Convegno scientifico internazionale “Pavia 1525. Una battaglia epocale in un mondo che cambia”, presso l’Università di Pavia e i Collegi Universitari, con la partecipazione di storici e studiosi di fama mondiale.
- da aprile a giugno 2025 con possibilità di proroga in Santa Maria Gualtieri, mostra documentale “La miseranda Citade. Pavia assediata 1522-1527” a cura dell’Archivio Storico Civico in collaborazione con la biblioteca civica Carlo Bonetta. La mostra presenta un crescendo di avvenimenti a partire dal 1522, con il suo apice nel 1525 e l’epilogo del sacco di Pavia del 1527. Si racconta, attraverso le testimonianze dirette della gente comune, la vita quotidiana dei Pavesi. Si espone un piccolo saggio delle tipologie documentarie conservate nel fondo dell’Archivio storico del Comune di Pavia.
- Dal 18 settembre 2025 la mostra “Pavia 1525: la città, le arti, la battaglia” sempre al Castello Visconteo che sorprenderà il visitatore con una esposizione di opere d’arte che offriranno una prestigiosa testimonianza della splendida fioritura artistica e culturale che la città di Pavia conobbe nel Rinascimento e con la raffigurazione della battaglia, concepita e realizzata pochissimi anni dopo, negli spettacolari arazzi del Museo di Capodimonte, eccezionalmente concessi in prestito per il Cinquecentenario, tessuti negli anni 1530-1532 dalla manifattura fiamminga di Jan e Willem Dermoyen su disegni di Bernard von Orley.
- Ottobre 2025: Convegno organizzato da ASPEN Institute
La Battaglia di Pavia, i fatti della storia
La battaglia di Pavia fu combattuta il 24 febbraio 1525 durante la guerra d’Italia del 1521-1526 tra l’esercito francese guidato personalmente dal re Francesco I e l’armata imperiale di Carlo V, costituita principalmente da 12000 lanzichenecchi tedeschi e da 5000 soldati dei tercio spagnoli, guidata sul campo dal capitano fiammingo Carlo di Lannoy, dal condottiero italiano Fernando Francesco d’Avalos, e dal rinnegato francese Carlo di Borbone La battaglia si concluse con la netta vittoria dell’esercito dell’imperatore Carlo V; lo stesso re Francesco I, dopo essere caduto da cavallo, fu fatto prigioniero dagli imperiali.
La battaglia segnò un momento decisivo delle guerre per il predominio in Italia e affermò la temporanea supremazia di Carlo V. Dal punto di vista della storia militare la battaglia è importante perché dimostrò la schiacciante superiorità della fanteria imperiale e soprattutto delle sue formazioni di picchieri e archibugieri spagnoli (tercios) e tedeschi (Doppelsöldner) che distrussero con il fuoco delle loro armi la famosa cavalleria pesante francese.
La battaglia di Pavia segnò anche un momento di passaggio nelle strategie militari, che saranno d’ora in poi caratterizzate dal largo utilizzo delle armi da fuoco, nonché di importante mutamento nella composizione delle truppe, una sorta di Rinascimento Militare che prevedeva ora una distribuzione più omogenea della fanteria, della cavalleria come dell’artiglieria, visibile contemporaneamente nelle armate francesi e in quelle Imperiali.
E se, durante il Medioevo, la cavalleria pesante aveva costituito l’ossatura degli eserciti, tra il XIII e il XVI secolo, questa disposizione cambiò sensibilmente. Durante le guerre d’Italia nel primo ventennio del XVI secolo, ci fu una vera e propria evoluzione dell’arte bellica rinascimentale, che coinvolse non solo le tattiche di cavalleria, bensì anche le nuove strategie adoperate dalla fanteria di picchieri svizzeri, che ora si trovavano a fronteggiare la nuova minaccia dei pezzi d’artiglieria. Infatti l’uso delle bombarde, ora montate su affusti e ruote, era ora possibile anche nelle battaglie campali e non solo negli assedi, e le armi da fuoco individuali, gli archibugi, venivano usati da archibugieri professionisti, che, organizzati in reparti autonomi, avevano un ruolo indipendente sul campo di battaglia da quello degli altri reparti.
Gli esiti della Battaglia di Pavia
La rotta fu completa. I francesi persero circa 10000 uomini (alcune fonti danno cifre anche superiori) gran parte dei quadri dell’esercito, tutti membri delle principali famiglie aristocratiche del regno di Francia, tra i quali Guillaume Gouffier de Bonnivet, Jacques de La Palice, Louis de la Trémoille, Francesco di Lorena, Pietro II di Rohan Gié, Thomas de Foix-Lescun, Renato di Savoia-Villars, Richard de la Pole (ultimo membro del casato degli York e pretendente al trono d’Inghilterra) e Galeazzo Sanseverino, che rimasero uccisi nello scontro. Le sorti della battaglia furono segnate a favore degli imperiali dall’azione degli archibugieri spagnoli, tedeschi, e italiani del marchese di Pescara. Il merito della cattura del re di Francia venne attribuito, anche con diplomi di Carlo V, a diversi esponenti dell’esercito imperiale
Il re francese, dopo la cattura secondo la tradizione fu inizialmente rinchiuso in un cascinale, poco distante da S. Genesio, la cascina Repentita, a due km a nord di Mirabello. Un’iscrizione sul muro esterno della cascina ricorda l’episodio. Certamente il prigioniero regale venne poi trasferito nella vicina torre di Pizzighettone, come ricorda il Guicciardini, e lì rimase mentre veniva negoziato il trattato di Roma.
Successivamente fu imbarcato a Villafranca vicino a Nizza alla volta della Spagna, dove restò un anno detenuto in attesa del versamento di un riscatto da parte della Francia e della firma di un trattato in cui si impegnò ad abbandonare le sue rivendicazioni sull’Artois, la Borgogna e le Fiandre, oltre a rinunciare alle sue pretese sull’Italia.
Nella battaglia fu sconfitto dalle truppe imperiali anche Federico Gonzaga, signore di Bozzolo, fatto prigioniero e rinchiuso nel castello della città. Riuscì, comunque, a evadere rifugiandosi presso il duca di Milano. In particolare, la sconfitta francese, mutò nelle classi dirigenti degli stati italiani la percezione che avevano di Carlo V.