E’ una delle stragi più efferate compiute dalle SS in Francia, l’intero villaggio di Oradour sur Glane venne raso al suolo; 643 vittime, l’intera popolazione donne e bambini compresi vennero trucidati. Si salvarono solo in cinque.
La storia ricorda da vicino quanto fecero le SS per vendicare l’uccisione di Reynard Heidrich nel 1941 a Praga: rasero al suolo il villaggio di Lidice, uccisero gli uomini, deportarono donne e bambini. Il villaggio fu interamente distrutto, livellato, in modo che non esistesse più traccia neanche sulle carte. A differenza di Lidice, le rovine di Oradour sur Glane sono rimaste in piedi. Il villaggio è rimasto così come era all’indomani dell’eccidio per volere di Charles De Gaulle, che lo trasformò in un sacrario della memoria. Oradour sur Glane, come Licide, Sant’Anna di Stazzema e Marzabotto, luoghi che testimoniano la brutalità delle SS.
L’arrivo delle SS nella zona di Tolosa
Nell’aprile del 1944 la 2ª divisione corazzata SS Das Reich, fresca della campagna di Russia dove aveva preso parte alla battaglia di Kursk, venne inviata in Francia nella zona di Tolosa per presidiare il fronte sud da possibili invasioni alleate.
Creata nel 1938, la Das Reich era una delle più antiche formazioni delle Waffen SS, il braccio armato delle forze naziste. Impegnata successivamente nelle campagne di annessione e invasione nell’Europa occidentale e centrale e nei Balcani, poi nei combattimenti sul fronte orientale, anche qui fu responsabile di esecuzioni di massa di civili: il terrore divenne la sua firma.
Decimata durante la sua ritirata dal fronte russo, fu ritirata dai combattimenti e ricostituita nei campi di Souges, vicino a Bordeaux. Si aggiunsero nuove reclute, di varie nazionalità, allora in addestramento.
L’arrivo della Das Reich, determinò una serie di azioni da parte dei maquisard della resistenza francese. Azioni che si intensificarono con l’avvicinarsi del D-Day. Il 7 giugno, la divisione ebbe l’ordine di trasferirsi a nord per supportare le truppe che combattevano contro gli alleati.
L’8 giugno le SS partirono per la regione di Tulle e Limoges, al fine di effettuare dei rastrellamenti in risposta alle crescenti azioni della Resistenza. Questo movimento, contemporaneo all’ascesa verso nord, era voluto dal comandante della divisione, generale Lammerding, che in una relazione ai suoi superiori datata 5 giugno, aveva ipotizzato la risposta alle incursioni dei partigiani, attraverso pressioni e rappresaglie sui civili attraverso l’applicazione di brutali misure repressive per un “conquista del territorio”. Nell’ascesa verso nord, circa 8.500 uomini presero parte a questo spostamento segnato da massacri, saccheggi, incendi. Il nove giugno erano a Limoges. Lo stesso giorno, l’impiccagione di 99 ostaggi e la deportazione di molti abitanti di Tulle fu il prologo di un susseguirsi di tragedie che culmineranno a Oradour, il giorno successivo, il 10 giugno.
La rabbia si scatenò dopo una incursione dei maquisard. Nell’attacco i partigiani catturarono e uccisero mentre tentava la fuga, lo Sturmbannführer Helmut Kämpfe, che comandava il 3° battaglione. Quando le SS (reggimento Der Fürer) scoprirono l’accaduto, decisero immediatamente di passare all’azione
Il massacro di Oradour sur Glane
Situato a una ventina di chilometri a nord-ovest di Limoges, Oradour era un villaggio rurale di circa 1500 abitanti. A causa della guerra, vi si trovavano anche molti rifugiati, come in tutto il dipartimento: spagnoli cacciati dal franchismo, sfollati alsaziani, espulsi dalla Mosella, ebrei francesi o stranieri in fuga dalle persecuzioni. La sua posizione e la sua attività commerciale e agricola avevano attirato anche, in tempi di razionamento, molti sfollati o cittadini che arrivavano col treno a fare provviste. La città centrale aveva 330 abitanti, con negozi, artigiani, servizi pubblici e quattro scuole frequentate dai bimbi di tutta l’area.
Il 9 giugno, il reggimento di fanteria corazzata SS Der Führer invase la città di Limoges e la sua periferia. Il personale si trasferì a Limoges, il primo battaglione fu posizionato a ovest, a Rochechouart e Saint-Junien. Ricevettero l’ordine di salire fino in Normandia per contrastare l’avanzata alzata, nel frattempo preparavano la rappresaglia. Il primo paese sulla rotta verso nord era proprio Oradour sur Glane. Il 10 giugno, la 3a compagnia, della Das Reich, circa 200 Waffen SS comandate dal capitano Kahn, arrivò in città, circondandola completamente. Gli abitanti furono sistematicamente richiamati all’interno del paese e radunati nell’area delle giostre. Nel luna park circondato dai soldati, gli uomini vengono separati dalle donne e dai bambini che vengono condotti in chiesa. Gli uomini sono distribuiti in luoghi chiusi individuati in anticipo. Al segnale furono uccisi simultaneamente.
Le donne e i bambini, circa 400, vennero rinchiusi all’interno della chiesa e l’unica persona che riuscì ad uscire viva dall’edificio, una donna di nome Marguerite Rouffanche, testimoniò in seguito che tutti i presenti vennero fatti sdraiare per terra e due soldati accesero le micce dell’edificio che era stato minato in precedenza. L’esplosione della bomba e l’incendio che divampò immediatamente fecero crollare parti del tetto e la sopravvissuta riuscì a raggiungere una finestrella lasciandosi cadere all’esterno da un’altezza di circa tre metri, ma fu l’unica a riuscirci. Nel frattempo all’esterno erano parimenti iniziate altre esecuzioni: nessuno fu risparmiato e coloro che non vennero uccisi immediatamente sulla piazza, vennero radunati in una rimessa e mitragliati; solo cinque giovani ragazzi, non visti dalle SS che entrarono successivamente per finire i feriti a colpi di pistola, sopravvissero, ma per tutti gli altri non vi fu scampo: vennero chiusi in piccole rimesse, fienili e garage e, dopo che fu loro sparato, a tutti gli edifici venne dato fuoco.
Il giorno dopo, una sezione tornò nel paese; i corpi furono prima dati alle fiamme, poi gettati in una fossa comune. Questo oltraggio contro i cadaveri ha reso impossibile l’identificazione dei morti, prolungando il terrore anche nella proibizione del lutto. Ci saranno 643 vittime.
Gli italiani caduti a Oradour
Ci furono anche cittadini italiani caduti a Oradour, sotto i colpi della mitraglia nazista. Le SS uccisero Lucia Zoccarato, e sette dei suoi nove figli: Bruno, Antonio, Armando, Luigi, Anna Teresa, Marcello e Giovanni. Poi un’altra donna: Clea Lusina, figlia di un antifascista fuoriuscito. Salve invece Ofelia e Angela, le altre due figlie di Lucia; erano al lavoro nei campi e sfuggirono alla mattanza. Salvo anche il marito di Lucia, Giuseppe Antonio Miozzo. Carabiniere, venne catturato dai tedeschi dopo l’8 settembre. Si rifiutò di aderire alla Rsi. Per questo rimase internato in Germania sino alla fine della guerra. Quando ebbe notizie sulla terribile sorte della famiglia. Attorno a Limoges c’era una specie di colonia veneta, tutti muratori e falegnami fin dagli anni ’20. Tra questi c’era anche lei, Lucia, nata a Campodarsego il 25 luglio 1904. e il suo marito Giuseppe, l’ex carabiniere, poi manovale Oltralpe. Richiamato dall’Arma allo scoppio della guerra. Scelse di restare fedele al giuramento prestato al Re, di non aderire alla Repubblica Sociale, così patì deportazione e prigionia. Solo dopo il 1945 gli dissero che aveva perduto moglie e 7 figli. Ma gli fornirono una spiegazione apparentemente più sopportabile: tutti periti sotto le bombe. Tempo dopo, prima che morisse nel 1953, ebbero il coraggio di raccontargli quell’orrore come davvero si materializzò.
Il processo per crimini di guerra contro le SS
Nel gennaio del 1953, dinanzi al Consiglio di guerra di Bordeaux, vennero portati solo 6 SS, soldati semplici, e un sergente, più 13 soldati e un sergente francese, alsaziani arruolati nelle SS. Tutti gli ufficiali del reggimento panzergrenadier Der Führer, compreso il comandante Adolf Diekmann, erano morti durante il conflitto e tutti documenti erano scomparsi. Gli avvocati degli alsaziani chiesero di trattare il caso dei loro assistiti separatamente, in quanto secondo la loro tesi, arruolati a forza nelle SS e quindi vittime, ma la Corte rigettò tale richiesta, riservandosi tuttavia di emettere verdetti separati.
Ma i francesi arruolati nelle SS, in base agli accordi presi dal governo francese a Ginevra nel 1949 sul trattamento dei prigionieri di guerra, non potevano essere puniti in quanto questi non potevano essere soggetti a leggi retroattive, mentre tutto l’impianto accusatorio si basava sulla legge in materia di crimini di guerra del 28 agosto 1944; inoltre il Parlamento francese approvò in quei giorni un emendamento secondo il quale un soldato arruolato con la forza in nessun caso sarebbe stato perseguibile per crimini di guerra.
La sentenza, fu di due condanne a morte, di cui una a carico del sergente alsaziano, 12 condanne ai lavori forzati, 6 condanne a pene detentive varie e una assoluzione. Un’amnistia, votata dal Parlamento commutò le due condanne a morte e permise la scarcerazione di tutti gli altri condannati: ad Oradour-sur-Glane lo sdegno per la decisione fu tale che il sindaco restituì la croce di guerra precedentemente conferita al paese e l’associazione dei sopravvissuti restituì la Legion d’onore posta sulle urne funerarie delle vittime.
Oradour, sacrario e luogo di memoria
Oradour-sur-Glane è ancora come quel 10 giugno 1944. Un sacrario e luogo di memoria. Dopo quell’eccidio nessuno tornò ad abitare in quel posto maledetto. Charles De Gaulle dette ordine che quel villaggio non fosse ricostruito, diventasse un sacrario. Ancora oggi le case diroccate portano i segni delle pallottole sui muri pericolanti. Tutto è rimasto come allora. In più ci sono centinaia di lapidi. Quelle toccate con mano il 4 settembre 2013 dal presidente tedesco Joachim Gauck – il primo leader tedesco a compiere un gesto del genere – che visitò il paese per rendere omaggio alle vittime, assieme a un sopravvissuto e al presidente francese Francois Hollande. C’è anche un centro della memoria, che accoglie visitatori, studenti, e storici nel ricordo di quei fatti.
(immagine in evidenza da Wikicommons)