E’ rimasto per 76 anni in un cimitero tedesco. Ma dopo tutto questo tempo, Bruno Corsi, artigliere, è potuto tornare a casa in Italia. Adesso riposa in pace nel cimitero di Seano, comune collinare della Toscana, dove ha ricevuto l’ultimo saluto da parte dei familiari e gli onori militari. Dalla data della sua morte, il 17 settembre 1944 durante un attacco aereo degli alleati in Germania, di Bruno Corsi non si era saputo più nulla, neanche il luogo di sepoltura. L’unico suo ricordo rimasto in possesso dei familiari era un mandolino, il suo strumento musicale. Per ritrovare la sua tomba sono serviti 25 anni, e la costanza della sua pronipote, la giornalista Maria Serena Quercioli: Bruno Corsi si trovava al cimitero militare d’onore di Amburgo. Bruno fu uno di quei soldati che, dopo l’8 settembre 1943, decisero di non combattere coi nazisti; era consapevole che avrebbe pagato a caro prezzo questa decisione.
Era nato a Campi Bisenzio il 10 dicembre 1912, secondo figlio di Raffaella Giardi e Antonio Corsi. Si era arruolato 1932; dal foglio matricolare si leggono i suo segni caratteristici: alto 1 metro e 76 centimetri, capelli castani, viso ovale, occhi celesti. La professione, quella di meccanico di automobili. Il primo impiego militare fu nella Libia occupata, poi nel 3° reggimento di Artiglieria contraerea verso il fronte croato.
Qui Bruno Corsi si trovava al momento dell’Armistizio. Fu fatto prigioniero dai tedeschi il 12 settembre 1943 e tenuto prigioniero a Sarajevo prima di essere internato in Germania nello Stalag XI B di Fallingbostel (Bassa Sassonia). Fu assegnato al comando di lavoro n° 6072 di Braunschweig dove le condizioni di vita furono durissime. Il 17 settembre 1944 morì a causa di un attacco aereo. L’artigliere aveva lasciato alla sorella il suo amato mandolino perché glielo custodisse. Non fece mai più ritorno. La pronipote ha avuto nel tempo la costanza di non mollare mai la presa sulla ricerca dei resti di Bruno Corsi. La svolta è arrivata in quest’anno grazie al sito www.dimenticatidistato.com e al lavoro del ricercatore veneto Roberto Zamboni, che ha reso possibile individuare il luogo di sepoltura del soldato. Tramite il sito dell’Anrp, dedicato agli internati militari italiani, è stata recuperata la foto di Bruno, scattata all’atto della sua schedatura dopo la cattura. L’operazione di rimpatrio dei resti di Bruno Corsi è stata complessa, ma non impossibile, curata dal Ministero della Difesa a Roma. Bruno Corsi, dopo una cerimonia nella quale ha ricevuto gli onori militari, riposa adesso nel cimitero di Seano. Alla messa solenne, celebrata nella chiesa di San Michele Arcangelo a Carmignano, erano presenti autorità civili e militari. A rappresentare l’Esercito Italiano, l’Istituto Geografico Militare ente storico fiorentino che lavora alle dipendenze del Comando Militare della Capitale. Dopo il toccante rito, i resti di Bruno Corsi hanno avuto sepoltura accanto ad un altro soldato. A dare l’estremo saluto il Generale di Brigata Michele Vicari vice comandante per il territorio dell’ente cartografico di Stato.
I soldati italiani dopo l’armistizio
Dopo l’8 settembre 1943 ai militari del regio esercito si impose una scelta: combattere coi tedeschi o essere trattati come (peggio) prigionieri di guerra. Solo il 10% accettò l’arruolamento. Gli altri diventarono prigionieri di guerra. Ma successivamente con l’inasprirsi della guerra persero anche questo status. Molti divennero lavoratori coatti, senza diritti, oggetto di violenza. Oltre 700.000 internati militari italiani furono rinchiusi nei campi di concentramento nazisti.
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