E’ la ‘figlia’ della celebre C96, chiamata anche manico di scopa. La pistola Mauser M712 Schnellfeuer rappresenta certamente una delle armi più rare e ambite come trofeo di guerra della seconda guerra mondiale. Solo un piccolo lotto di questo pezzo di storia venne distribuito alla Wermacht; l’arma venne utilizzata anche da alcuni ufficiali, in linea con quanto accadde durante la prima guerra mondiale con la C96.
Come gli altri esemplari la Mauser includeva una fondina di legno che poteva essere utilizzata anche come calcio, e un kit di manutenzione. Per quanto riguarda le armi che i tedeschi utilizzarono durante la seconda guerra mondiale, c’è un’immagine un po’ stereotipata in base alla quale gli uomini in armi avrebbero avuto a disposizione poche tipologie di armi da fuoco: su tutti il K98, le MG34 e 42, l’MP40. In realtà, c’era molta più varietà; col progredire della guerra la dotazione divenne sicuramente più ricca. Alle novità introdotte dallo sforzo bellico tedesco, vanno aggiunte anche le ‘preferenze’ di soldati e ufficiali che utilizzavano a volte armi personali ancorché camerate con calibri compatibili con quelle di ordinanza.
Mauser e il trattato di Versailles
Lo sviluppo tedesco di una pratica fucile pistola mitragliatrice durante il periodo tra le due guerre è l’esempio perfetto che calza per quest’arma, un processo che ha portato alla creazione di un’arma che in genere non viene in mente quando pensiamo al Terzo Reich: la Mauser M712 Schnellfeuer. Il trattato di Versailles impose restrizioni significative alle forze armate tedesche sopravvissute oltre il 1919. Innanzitutto, il trattato limitava l’esercito a soli 100.000 uomini e poneva anche restrizioni sulla quantità di armi che lo armavano e sulla capacità di produzione che potevano essere utilizzate per l’aggiornamento degli armamenti. Il trattato consentiva solo 792 mitragliatrici pesanti e 1.134 mitragliatrici leggere. Tutto il resto doveva essere consegnato alle forze alleate. Ma non prevedeva disposizioni che limitassero né le pistole né la nuova categoria di armi leggere militari: la pistola mitragliatrice calibro-pistola.
Stando così le cose, i fabbricanti di armi tedeschi erano liberi di continuare a sviluppare e produrre quelle armi da fuoco. Prima della Grande Guerra, la Germania era stata un importante fornitore di armi per il mondo e, in seguito al conflitto, altre nazioni riconobbero la possibilità di fare soldi e rapidamente si dettero da fare per rimediare. Alcuni di loro iniziarono copiando i disegni tedeschi.
La C96
La ‘mamma’ della Schnellfeuer venne progettata dai tre fratelli Feederle nel 1896; la Mauser le mise in produzione per il mercato civile, la versione militare arrivò solo nel 1912, in calibro 9mm parabellum. Per evitare confusioni coi modelli civili (in 7,63 con bossolo a bottiglia) sulle pistole d’ordinanza era inciso un grosso “9” dipinto in rosso sulle guancette in legno. Il caricatore a serbatoio fisso aveva una capacità di 10 colpi, caricati tramite piastrine tipo stripper clip per il caricamento rapido. Sul modello 712 Schnellfeuer invece il serbatoio fisso è sostituito da caricatori amovibili da 12 o 20 colpi.
Schnellfeuer, ‘fuoco rapido’
Nel 1927, l’industria armiera spagnola iniziarono a produrre copie della C96 Mauser per soddisfare la crescente domanda che arrivava da oriente. Prima Beistegui Hermanos e poi Astra misero in commercio copie con selettori di fuoco, che potevano sparare anche in automatico. Per non essere superata dalla concorrenza, Mauser iniziò a lavorare su una conversione completamente automatica nel 1930. Un ingegnere austriaco di nome Joseph Nickl brevettò la prima versione nel 1931 e 1.000 esemplari furono spediti in Cina prima della fine di quell’anno. Tuttavia, i problemi di affidabilità hanno turbato il progetto di Nickl, tanto che la produzione dei suoi esemplari si è conclusa dopo che ne erano stati realizzati solo circa 4.000. Un altro ingegnere Mauser di nome Karl Westinger riuscì nel perfezionamento del design semplificando il fuoco automatico automatica e modificando il selettore. Questo secondo modello (l’esemplare della gallery nella disponiblità di Vincenzo Di Domenico Di Biancavilla di Traxarm) entrò in produzione nel 1932 e rimase in produzione fino al 1938.
Denominata Schnellfeuer (“fuoco rapido”), questa pistola ricorda da vicino la C96 standard. Tuttavia, ci sono due caratteristiche evidenti che si differenziano visivamente: un caricatore a scatola staccabile e un selettore di fuoco sul lato sinistro del telaio con contrassegni per Einzelfeuer (“fuoco singolo”) e Reihenfeuer (“fuoco di serie” ). In full-auto, la pistola produce una frequenza ciclica di circa 900 colpi al minuto, che la rende quasi incontrollabile quando non si spara con il calcio in posizione. Con il calcio, tuttavia, Schnellfeuer è controllabile e presenta una pratica pistola automatica per l’uso a distanza ravvicinata.
Successo sul mercato
Alla fine, Mauser riuscì a superare i suoi rivali spagnoli con un margine significativo. Quasi 100.000 pistole a fuoco selettivo Schnellfeuer modello Westinger furono realizzate prima della fine della produzione nel 1938, con la maggior parte spedita in Cina dove furono ben accolte. Contemporaneamente alla storia della produzione della Schnellfeuer ci fu l’ascesa al potere del partito nazionalsocialista. Adolf Hitler divenne Cancelliere nel 1933 mentre stava iniziando la produzione in serie del secondo modello di pistola.
Quando Hitler consolidò il suo controllo sulla Germania nel 1934, Mauser aveva superato la produzione del Modello 900 di Astra. Nel 1939 l’esercito cominciò ad acquistare lo Schnellfeuer per consegnarlo a certe unità da combattimento, ma non ci volle molto per progettare un mitra ‘vero’ l’MP38 che era troppo più efficace e troppo più economico per non essere subito messo in linea. Eppure, sebbene fosse solo su base limitata, la Mauser Schnellfeuer armò comunque in piccola parte le forze di combattimento della Germania nazista durante la seconda guerra mondiale.
Oggetto di interesse tra i collezionisti delle armi d’epoca quest’arma, nata nel tardo Ottocento e cresciuta nella prima parte del XX secolo, è stata impiegata e ricercata, spesso come simbolo di prestigio personale