L’isola di Favignana aveva un sistema di fortificazioni e bunker costieri, ma non aveva grande importanza strategica. Di certo ne aveva Trapani, che già nel 1940 era stata bombardata dai Francesi. Niente a che vedere però con il massiccio bombardamento del 6 maggio del 1943, che vide impegnate le fortezze volanti B-17 del 301° bombardment group. Una missione che serviva a preparare il terreno allo sbarco in Sicilia che ci sarebbe stato a luglio da parte delle forze americane e inglesi. L’operazione Husky, era in piena fase di preparazione e i bombardieri alleati avevano il compito di martellare difese, porti e centri di approvvigionamento sull’isola.
Il 6 maggio 1943 l’incursione aerea degli alleati, toccò non solo Trapani, ma anche l’isola di Favignana. Il Bollettino di guerra n. 1077 comunicava: «Reggio Calabria, Trapani, Marsala e l’isola di Favignana sono state bombardate da formazioni di quadrimotori: notevoli danni agli abitati e le perdite tra la popolazione». In base alla ricostruzione di alcuni storici, l’incursione fu preceduta dal sorvolo di un ricognitore. A Favignana alcune zattere militari si erano riparate sotto costa tra lo stabilimento e il Faraglione e nel mare di Punta Lunga. Una nave-ospedale si trovava in rada nella zona del porto. Il bombardamento avvenne di giorno, verso le dodici. Diciotto aerei spuntarono da nord, e in prossimità del centro abitato sganciarono. Gli aerei avevano già lanciato le bombe su Marsala e Trapani. Périma di Favignana avevano sganciato sulle batterie costiere di Levanzo. Le prime bombe sull’Isola caddero in mare; poi venne colpito il porto, il muro ovest dello stabilimento Florio, il mare della Praia, il centro abitato. Un centinaio furono le vittime, anche se una stima vera dei caduti non fu mai fatta. La nave ospedale fu scansata per un soffio.
Oggi a memoria di quel periodo restano una serie di installazioni costiere alcune crivellate di colpi delle mitragliere, altre andate completamente distrutte.
Bunker con posti di osservazione, postazioni di artiglieria costiera e mitragliere che per tanti turisti rappresentano tappe nelle loro camminate lungo le scogliere dell’isola, ma a un osservatore attento ricordano chiaramente le operazioni belliche. C’è anche un posto di guardia dove gli uomini di davano il cambio e potevano riposarsi. Tutte le strutture sono in cemento armato, tranne la casermetta costruita in mattoni (ancora crivellati dai colpi). In alcuni punto sono rimaste ancora le matasse di filo spinato messe a protezione della scogliera.
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