La storia dell’MG 42
(foto Bundesarchiv)
La prima versione dell’arma MG34, venne adottata dalla Germania nazista negli anni ’30. Fu la prima vera mitragliatrice di squadra. Dotata di una canna a cambio rapido raffreddata ad aria, e un’alimentazione a nastro o tramite caricatori a tamburo, poteva sparare per periodi più lunghi dei fucili mitragliatori coevi, tra cui il B.A.R. americano, il Tipo 11 giapponese, il Bren inglese e la Châtellerault FM 24/29 francese, pur essendo molto più leggera di armi pesanti raffreddate ad acqua, quali ad esempio la Vickers inglese o la Browning M1917 americana.
Era stata progettata in modo da funzionare sia da pesante, montata su affusto a treppiedi o su veicoli, sia per essere versatile e usata con bipiede sul campo. Funzionava con munizioni a nastro o con caricatore a tamburo da 50 o 75 colpi (Trommel-Magazin). Divenne inoltre l’arma difensiva principale della Luftwaffe, nella sua variante MG 81, e fu impiegata come arma secondaria nei veicoli corazzati.
Ma era costosa e soggetta a inceppamenti senza una manutenzione più che attenta. Nel 1940 fu bandito il concorso per una nuova mitragliatrice. Le compagnie in lizza furono tre: la Metall und Leckierwarenfabrik Johannes Großfuß AG di Döbeln, la Rheinmetall-Borsig di Sömmerda e la Stübgen di Erfurt. Il progetto migliore fu quello della Großfuß AG, che impiegava un meccanismo di chiusura a rullo operato a gas, contro il semplice azionamento a rinculo degli altri due concorrenti. L’azienda si presentò al bando dell’esercito senza aver mai prodotto un’arma. Il loro articolo di punta erano lampade in metallo stampato. L’ingegnere Werner Gruner, uno dei capi progettisti, non aveva alcuna esperienza in materia di armamenti quando gli venne affidato l’incarico di presentare un progetto per la nuova mitragliatrice, ma aveva grande esperienza nel campo della produzione di massa. Gruner frequentò un corso per mitraglieri per apprendere le caratteristiche principali delle armi automatiche, cercando aiuto anche fra i soldati stessi. Prese quindi un sistema d’arma sviluppato dalla Mauser e lo migliorò con ciò che aveva imparato al corso.
Caratteristiche tecniche
(foto Bundesarchiv)
Prodotta in metallo stampato e saldato, e non più con le costose lavorazioni dal pieno della vecchia mitragliatrice, la MG42 richiedeva meno materiale e soprattutto minore complessità per la costruzione: le ore di lavoro per produrla erano 75 (contro le 150 per la MG 34), e il costo era di 250 Reich Marks (contrapposto ai 327 marchi di un MG 34). Il cambiamento maggiore fu l’elevatissima cadenza di tiro resa possibile dalla particolare organizzazione meccanica: ben 1500 colpi al minuto, che comportò l’abbandono dell’alimentazione a caricatore e il passaggio a quella a nastro.
L’arma fu ufficialmente accettata e la produzione di massa cominciò nel 1942, con la designazione MG 42. Le fabbriche incaricate della produzione furono la Großfuß, la Mauser-Werke, la Gustlof-Werke, la Steyr, la Ceska Zbroyowka e altri stabilimenti minori. La produzione durante la guerra fu superiore alle 400.000 unità (17.915 nel 1942, 116.725 nel 1943, 211.806 nel 1944 e 61.877 nel 1945).
La MG 42 apparve dapprima in Nordafrica nella tarda primavera del 1942 e subito dopo sul fronte russo: riscosse subito l’entusiasmo dei suoi utilizzatori e la costernazione degli avversari. È noto il fatto che i Britannici organizzarono molti raid nelle linee tedesche allo scopo specifico di impadronirsi del maggior numero possibile di esemplari della nuova mitragliatrice tedesca. Sul fronte orientale, la MG 42 causò un notevole shock all’Armata Rossa che assisté al sanguinoso fallimento di molti furibondi assalti in massa, secondo la tipica tattica dell’epoca, contro il muro di fuoco sollevato dalle mitragliatrici tedesche e dalle MG 42 in particolare.
La caratteristica dell’arma era l’impressionante volume di fuoco, doppio rispetto al BAR americano e alla Vickers inglese. Una cadenza di tiro media di 20 colpi al secondo equivale ad una tempesta di fuoco capace di saturare rapidamente anche una vasta area, colpendo tutto quello che rientrava nel campo di tiro. A distanza ravvicinata l’impatto dei proiettili da 8mm sbriciolava e perforava anche le opere edili meno spesse, come case coloniche o agricole: bastavano poche raffiche di traccianti per incendiare un’isba russa o un edificio in legno. Rapporti, relazioni e memorie dei militari sovietici e alleati traboccano di descrizioni molto vivide di come una singola MG 42 potesse tenere bloccate intere compagnie, scagliando nugoli di proiettili su qualsiasi cosa si muovesse all’interno del suo campo di tiro.
A ciò andava aggiunto l’elevato livello di addestramento dei mitraglieri tedeschi, che frequentavano intensi corsi di formazione e conoscevano a fondo l’arma e il modo migliore di usarla. In particolare le mitragliatrici tedesche erano mimetizzate molto bene, e alloggiate in postazioni accuratamente predisposte. L’efficacia dell’arma dipendeva dall’esperienza del tiratore, che doveva saper gestire la notevolissima cadenza di tiro senza surriscaldarla né sprecare le munizioni (divorate dalla MG a ritmo vertiginoso), che non sempre era possibile approvvigionare rapidamente.
L’arma fu così temibile che l’esercito degli Stati Uniti ideò dei filmati per aiutare i soldati a superare il trauma dell’imbattersi in un’arma simile in combattimento. Nonostante l’elevata frequenza di tiro, i manuali della MG imponevano ai soldati di non sparare raffiche di più di 250 colpi né di andare oltre i 350-400 colpi al minuto, per evitare surriscaldamenti pericolosi dell’arma. Il problema principale però era che l’arma macinava munizioni in maniera vertiginosa, rendendo frequenti le ricariche, aumentando il rischio di surriscaldamento e obbligando le squadre di fanteria germanica a trasportarne grandi quantità.
La MG 42 venne fornita anche agli alleati della Germania: in particolare, fu ampiamente utilizzata dalla Repubblica Sociale Italiana, Ungheria, Romania e Croazia. Non riuscì mai a soppiantare la MG 34 nel ruolo di mitragliatrice bivalente standard delle forze armate tedesche, e le spaventose perdite di armi sofferte dalla Wehrmacht obbligarono i Tedeschi a distribuire in prima linea qualsiasi mitragliatrice disponibile. L’MG 42 pesa circa 11 kg (compreso il bipiede ridotto), meno della MG 34. Il bipiede (identico a quello della MG 34) poteva essere montato sia vicino alla volata, sia a metà arma, a seconda del ruolo in cui la mitragliatrice veniva usata. Per quelle situazioni che richiedevano fuoco sostenuto, fu ideato un nuovo affusto a treppiede pesante 20 kg.
Nella dottrina tattica tedesca dell’epoca, la mitragliatrice leggera era l’elemento principale della squadra di fanteria: tutto il resto della squadra fucilieri aveva come compito principale quello di appoggiare la mitragliatrice, distribuita in numero di 4 per ogni plotone (una per squadra). In più, ogni compagnia di fanteria (o di cacciatori alpini, di genieri d’assalto, o di paracadutisti) disponeva di altre 4 mitragliatrici pesanti, 1 per plotone, montate su treppiedi, destinate a fornire supporto di fuoco di saturazione o di interdizione.
Verso la fine del conflitto la MG 42 venne ampiamente distribuita a truppe decisamente meno esperte e addestrate, come il Volkssturm, i cui componenti, con poche settimane o addirittura pochi giorni di istruzione, non erano in grado di sfruttare le armi a loro disposizione. Tuttavia, anche nelle mani di un giovanissimo volontario o di un anziano riservista, purché risoluto, una MG 42 restava un’arma assai temibile e gli Alleati ne ebbero sempre un grande rispetto.
Per operare al massimo delle possibilità una MG 42 necessitava di una squadra di sei uomini: un capo tiratore, il numero 1 che trasporta e aziona l’arma, il numero 2 che trasporta l’affusto dell’arma, i numeri 3, 4 e 5 che trasportano munizioni, canne di ricambio, attrezzi per il trinceramento e altri attrezzi. Il capo tiratore, il numero 1 e il numero 2 erano armati di pistole, mentre gli altri di fucile. Per questioni di praticità la squadra mitraglieri veniva quasi sempre ridotta a tre elementi: tiratore, servente (ricarica e trasporto canne) e capoarma/osservatore per l’individuazione dei bersagli.
MG 42, la tecnica
(foto Bundesarchiv)
La MG 42 è una mitragliatrice a corto rinculo azionata con sistema di chiusura a rulli contrapposti. Spara in posizione di otturatore aperto tramite nastri di proiettili da 7,92 × 57 mm Mauser. L’arma si basa sul principio del corto rinculo di canna e della spinta dei gas sull’orlo della volata, due accorgimenti che accentuano il rinculo stesso. L’otturatore è in due pezzi: testa e corpo. Il principio di chiusura si basa su due rulli contrapposti, laterali alla testa dell’otturatore. Il tiratore, dopo aver inserito un nastro di cartucce sul vassoio di alimentazione, deve armare l’otturatore tirando indietro la manetta di armamento, quindi premendo il grilletto l’otturatore scatta in avanti inserendo una cartuccia nella camera di scoppio: a quel punto, poiché l’otturatore è in due pezzi flottanti, la testa chiude la camera di scoppio, mentre il corpo avanza ancora di qualche millimetro all’interno della testa, spingendo in fuori i due rulli che si inseriscono in apposite sedi ricavate nella camera di scoppio stessa, realizzando così una chiusura molto stabile e sicura. Immediatamente dopo il percussore raggiunge la cartuccia causando lo sparo. Quando la canna rincula spinge indietro anche l’otturatore, prima il corpo e poi la testa: i due rulli di chiusura rientrano così all’interno (ciò causa un breve ritardo che permette alla pressione di scendere a livelli di sicurezza). La molla di riarmo posta dietro il gruppo otturatore-percussore spinge poi di nuovo avanti quest’ultimo, e il ciclo ricomincia.
Lo schema meccanico della mitragliatrice che è entrato nella leggenda è quello dell’alimentazione: un vassoio ribaltabile su cui poggia il nastro e, sopra una leva-binario oscillante comandata da una camma posta sull’otturatore, che sposta alternativamente le cartucce ed espelle il nastro vuoto in modo rapido, semplice ed efficiente. I bossoli usati cadono al di sotto dell’arma.
Non mancano episodi storici che descrivono la tremenda efficacia di quest’arma, che aveva bisogno di un minimo di lubrificazione e pulizia per mietere morte sempre e comunque.
Il sistema di mira è costituito di due parti molto semplici: il mirino frontale, ribaltabile, ha la forma di una V rovesciata, mentre quello posteriore è un alzo a tangente con tacca a V, graduato da 200 a 2.000 metri. Il kit di manutenzione dell’arma contiene anche un mirino speciale per l’uso antiaereo, che deve essere sovrapposto a quello esistente sull’arma.
Cambiare la canna è semplice quanto rapido. Si agisce su una manetta elastica, che si trova sul lato destro della culatta agendo sullo sblocco di una leva snodata che svincola la canna e la spinge all’infuori del manicotto: abbassando il calcio, la canna cade a terra e può essere sostituita con un’altra. Il tutto richiede 4-5 secondi.
Altra caratteristica propria delle mitragliatrici tedesche della seconda guerra mondiale era un particolare meccanismo presente sull’affusto, denominato Tiefenfeuerautomat. In questo modo si poteva far oscillare verticalmente l’arma ampliando il campo di fuoco per coprire una maggiore distanza e più bersagli Tutto funzionava con due fermi regolabili che agivano sul piano dell’affusto.
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