Grease Gun, letteralmente ‘l’ingrassatore’ è stata la risposta Usa ai mitra low cost come l’inglese Sten. Arrivò nel 1944, quasi a guerra finita per rimpiazzare il Thompson. Ma in linea furono distribuiti pochi esemplari, e l’uso fu più diffuso durante la guerra in Corea.
La dicitura esatta è Submachine Gun, Caliber .45, M3. Il calibro base fu 45 ACP/9 × 19 mm Parabellum adottato nel 1942 dall’esercito americano. Solo che l’obiettivo era quello di realizzare un’arma con costi più contenuti rispetto al Thompson con il quale condivideva il calibro.
La storia del Grease Gun
Dall’inizio della II guerra mondiale, l’esercito Usa fu attratto dalla grande efficacia dei mitra impiegati in Europa. Certamente dall’MP40 tedesco, e dallo Sten. Armi in calibro 9mm parabellum, versatili ed economiche. Si decise così di dare il via alla progettazione di un qualcosa di analogo, sul modello inglese. Le richieste puntavano a un’arma in metallo stampato in calibro 45ACP (come la Colt 1911 e il Thompson) che costasse poco e fosse efficace per cadenza di fuoco (almeno 500 colpi minuto), precisa come e quanto il mitragliatore Thompson.
Il prototipo ebbe risultati eccellenti già al primo test: superò la prova di precisione con un punteggio di 97/100. Sparò 5.000 proiettili (con bossolo in ottone) con solo due malfunzionamenti (mancata alimentazione da caricatore). Entrò in produzione alla fine del 1942 con la denominazione U.S. Submachine Gun, Caliber .45, M3. La Guide Lamp produsse 606.694 armi tra il 1943 e il 1945.
I ‘Grease Gun’ in calibro 9
Durante la progettazione venne richiesto anche di pensare a un kit di conversione dal .45 ACP al 9 mm Parabellum. Un aspetto che sul finire della guerra diventerà importante, visto che alcuni esemplari, convertiti in calibro 9 vennero forniti all’esercito inglese o aviolanciati per la resistenza in Francia e in Italia. L’esemplare che vediamo nella gallery, nella disponibilità di Vincenzo di Domenico di Biancavilla di Traxarm è proprio uno di questi.
La produzione di armi in 9 mm è stata di mille pezzi. Gli originali, identificabili dalla marcatura U.S. 9 mm S.M.G. sul fianco, furono consegnati all’OSS nel 1944. Altri arsenali produssero invece parti necessarie alla conversione dal .45 ACP al 9 mm ma in numeri molto limitati.
Sebbene fossero previsti inizialmente 25.000 kit di conversione, l’ordine venne drasticamente ridotto a 500 esemplari nel dicembre 1943 e nonostante questo pochissimi kit furono effettivamente prodotti. I kit comprendevano una canna da 9 mm, un nuovo otturatore (con annesse molle di recupero) e un adattatore (prodotto in Gran Bretagna) da montare sull’arma per usare i caricatori dello Sten britannico.
M3 Pregi e difetti
Lamiere stampate e difficilmente aggiustabili, uso di rivetti e saldatura a punti. Non era facile intervenire per riparare il mitra sul campo. Pezzi di ricambio non ne venivano prodotte in grande quantità. Se l’arma era guasta era più facile buttarla che provare ad aggiustarla. E non mancarono le lamentele, soprattutto per il mancato funzionamento della leva di armamento; vennero introdotte delle modifiche, in particolare una migliore tempratura del metallo, un estrattore migiliorato, blocchi per la canna e rivetti di rinforzo inseriti sotto alle mire. Altre lamentele giunsero per il frequente rilascio accidentale del caricatore o per il mancato blocco del calcio. A metà ’44 arrivarono i correttivi ulteriori: una protezione attorno al rilascio del caricatore per evitare fuoriuscite dovute a urti o pressioni e una barra tra le due aste del calcio retrattile per prevenirne lo scorrimento accidentale.
Il Thompson tuttavia non venne mai rimpiazzato. Furono prodotti 622.163 Grease Gun contro 1.500.000 mitra Thompson piazzati nelle varie unità dell’esercito. Trovò largo impiego invece in Corea, mentre in Vietnam venne progressivamente accantonata. Fu un mitra molto amato dai carristi, che invece continuarono a usarlo fino a metà anni ’90 proprio perché era pratico e maneggevole.
Dettagli tecnici del Grease Gun
L’arma si componeva di pezzi in metallo stampato e saldati a punti per abbattere i costi. Gli unici pezzi ‘di precisione’ erano la canna, otturatore e gruppo di scatto. Sul lato anteriore una ghiera zigrinata blocca la canna in posizione. La canna era forgiata a freddo e dotata di rigatura a quattro linee destrorse. Il calcio era a stampella retrattile. Le estremità del calcio erano lavorate in maniera da poter essere usate sia come astina di pulizia che come leva per rimuovere il blocco canna.
La leva di armamento era sul lato destro; il sistema di puntamento era un’apertura fissa tarata per le 100 iarde (91 m) e di un mirino a lama. L’unica sicura dell’arma consisteva nel chiudere la copertura della finestra di espulsione, processo che avrebbe bloccato l’otturatore. Il caricatore da 30 colpi dell’arma fu da subito criticatissimo. Caricatore ad alimentazione singola come quello dello Sten, aveva la tendenza a bloccarsi per la sporcizia o urti accidentali.