Winterline, la storia si è fermata a Venafro

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Un gruppo di appassionati di ricerche storiche decide di fondare un museo. Ci riescono. E ora che è diventato una meta d’obbligo anche per gli storici della seconda guerra mondiale, rischiano di cessare l’attività per uno sfratto. Possibile che le istituzioni del Molise lascino accadere una cosa del genere? Noi di  Armymag.it speriamo che la situazione si risolva. Intanto pubblichiamo una presentazione di quello che troverete nelle sale, grazie ai fondatori del museo che ci hanno raccontato la loro storia.

Lo scorso 18 marzo il Museo Winterline di Venafro ha compiuto 10 anni di attività, 10 anni di lavoro e sacrificio volti alla preservazione della memoria storica del territorio Venafrano.

Ma come nasce questo museo? Il Museo WINTERLINE nasce dall’iniziativa personale di un gruppo di amici (Luciano Bucci, Renato Dolcigno e Donato Pasquale ) che, da quasi trent’anni, condivide la passione per la ricerca storico militare relativa agli eventi avvenuti a Venafro e dintorni durante il secondo conflitto bellico, il gruppo di amici è stato tra i primi, nel territorio Molisano, ad effettuare questo tipo di ricerche e esplorazioni. Mosso dallo spirito di avventura e dal desiderio di conoscere la storia del proprio territorio, come dei “moderni” archeologi, si sono avventurati sui luoghi delle battaglie cercando e scoprendo le evidenze di quei fatti.

Viaggio nel tempo

Il Museo Winterline è stato il primo, sul territorio Molisano, a restituire ai visitatori la sensazione di un viaggio nel tempo con l’esposizione dei reperti recuperati perfettamente e storicamente contestualizzati da parte dei soci dell’Associazione. Dopo anni di ricerche e sacrifici, i soci dell’associazione, a cui negli anni si sono aggiunti validi amici come Domenico Vecchiarino e Rosario Malfatti nonché tanti sostenitori e collaboratori anche di fuori Regione e dall’estero, sono riusciti infatti, con le sole loro forze, a completare ed allestire una mostra di reperti, tutti rigorosamente originali. Inaugurata il 15 marzo 2007 presso lo storico palazzo De Utris tale mostra, completamente a disposizione della collettività, ha l’intento di conservare la memoria storica di quelli che sono stati gli eventi che piu’ hanno segnato la nostra società.

L’allestimento della mostra ripropone non solo una semplice esposizione di cose, ma ricostruzioni fedeli delle scene e delle situazioni durante il conflitto, tale da offrire al visitatore una sensazione di “viaggio nel tempo” che lo riporta ad essere coinvolto, fisicamente ma soprattutto emotivamente, in quelle che furono le realtà dei fatti sul nostro territorio.

Lo sfratto

Ma la storia del museo Winterline non è senza difficoltà, incombe su di loro la possibile chiusura della sede da parte dei proprietari dello stabile ( IACP ); nonostante questo, con una grande passione e uno spirito di aggregazione, l’Associazione Winterline continua nel progetto di fare della loro mostra permanente un punto di riferimento per tutti gli appassionati, e anche di semplici curiosi, della seconda guerra mondiale. In stretto contatto con numerose associazioni storiche e di reduci che, anche a livello internazionale, unanimemente esprimono il loro apprezzamento per l’iniziativa, la mostra si traduce in uno spaccato di realtà dell’epoca unico nel suo genere. La peculiarità assoluta, infatti, della mostra Winterline, cioè il suo essere realizzata esclusivamente con materiale recuperato dai campi di battaglia o da veterani e gente comune che lo aveva preservato, rende al visitatore la sensazione che ogni oggetto esposto ha la sua storia da raccontare poiché ha realmente “fatto la guerra”.

Dieci candeline

Il traguardo dei 10 anni è un nuovo punto di partenza per l’Associazione Winterline, sono infatti in programma nuove iniziative, tra cui l’ampliamento delle sale mussali, con ulteriori materiali recuperati; la realizzazione di un breve saggio per raccontare la storia della Winterline , intesa sia come Associazione sia come linea difensiva bellica e anche l’ampliamento dell’offerta informativa proponendo visite tematiche sui campi di battaglia in cooperazione anche con il Parco dell’Olivo di Venafro. Il 18 Marzo, intanto, l’Associazione Winterline si è “arricchita” anche di un nuovo socio, un giovane Venafrano, Andrea Ottaviano di soli 18 anni, che ha iniziato a seguire l’Associazione ed il museo già da quando ne aveva 15; curioso della storia e desideroso di conoscere si è immerso anche lui nella ricerca sulla seconda guerra mondiale. In lui il Presidente della Winterline, Luciano Bucci, ha riconosciuto lo spirito che ha animato egli stesso nel corso degli anni, e che condivide con gli altri soci dell’Associazione; spirito che differenzia il collezionista classico, con il desiderio di accumulare oggetti, da chi invece vuole preservare e raccontare ai posteri la Storia dei propri luoghi natii coinvolti nella guerra e degli uomini che si sono sacrificati sulle nostre terre.

“Andrea si è reso protagonista dell’importante ritrovamento di un piastrino di riconoscimento appartenuto ad un disperso in azione del 3° battaglione Rangers Americano, questo ritrovamento” ha dichiarato Luciano Bucci “oltre ad essere il giusto premio di chi mette il cuore in questo tipo di ricerca, è stato il casus per cui l’Associazione ha voluto inserirlo tra le sue fila. Un ragazzo semplice e determinato che mi ricorda me stesso quando, a 13 anni, iniziai a collezionare questi oggetti insieme al mio migliore amico Renato Dolcigno. Proprio la mia esperienza mi ha portato a capire che Andrea va accompagnato in questo cammino di scoperta della Storia, affinché, insieme, si possa trarre in salvo tutto ciò che è rimasto sepolto e affinché egli stesso non si trovi mai da solo ad affrontare situazioni che, a volte, possono presentarsi difficili e molto grandi per sostenerle da soli” queste le motivazioni, condivise da tutti i Soci, che hanno spinto l’Associazione Winterline a prendere “sotto la propria ala” Andrea Ottaviano.

Le battaglie lungo il Volturno

In seguito alla invasione alleata in Italia nel settembre 1943, il governo italiano si era arreso, ma l’esercito tedesco continuò a combattere. Gli eserciti alleati riuscirono a conquistare la parte meridionale dell’Italia, ma entro i primi di ottobre arrivarono contro la linea sul fiume Volturno, la prima delle due linee (la seguente era la Linea Barbara) utilizzate per ritardare l’avanzata degli Alleati e guadagnare tempo per preparare la più formidabile posizione difensiva cioè la Linea Bernhardt (o Reinhard Line) linea tedesca difensiva, mantenuta dal XIV Corpo d’armata e parte della Decima Armata tedesca.

Alexander aveva tre possibili alternative per raggiungere Roma. Sul fronte adriatico poteva raggiungere Pescara e quindi utilizzare l’antica via Aurelia, che attraversava il paese da Roma alla costa.In alternativa, dall’altra parte dell’Appennino, c’era la statale n° 7 (l’anticaVia Appia), lungo la costa occidentale, ma a sud di Roma, vi erano le paludi pontine, che i tedeschi avevano allagato e minato. Infine c’era la statale n° 6 che corre nella stessa direzione, ma verso l’interno, attraverso la valle del Liri. E questa fu la scelta operativa seguita. Dopo aver raggiunto la linea Bernhardt  all’ inizio di novembre del 1943, la Quinta Armata americana dovette aspettare fino a metà gennaio 1944 per liberare la strada per la prossima linea di difesa, la linea Gustav.

Diversamente dalla maggior parte delle altre linee di difesa non correva lungo tutta la penisola italiana, ma era solo un rigonfiamento di fronte alla principale linea Gustav nella zona di Monte Cassino e del Monte Camino, un massiccio che racchiude le montagne del Monte Camino, Monte la Defensa , Monte La Remetanea e Monte Maggiore, in territorio di Rocca d’Evandro e che si ricongiungeva alla Gustav all’altezza di Castel di Sangro. Tuttavia, le difese della Linea Gustav sull’ Adriatico sono a volte indicate come la linea Bernhardt e le battaglie per questa parte della linea sono inclusi in questa voce.
La linea Bernhardt non era forte come la Linea Gustav ed era nata con il solo scopo di ritardare l’arrivo degli alleati alla linea Gustav.
Però, per le caratteristiche fisiche di tale linea, e per la determinazione dei suoi difensori, divenne un vero e proprio fronte di battaglia molto arduo che, insieme con la Linea Gustav e la Linea Hitler, furono ribattezzate dagli alleati Winterline.

Al centro di questa linea vi era Venafro, teatro di uno dei più duri e tragici periodi dell’ultimo conflitto mondiale, con l’area montana circostante erano sede di una linea difensiva tedesca denominata affrontata e superata con estremo sacrificio da parte delle truppe alleate durante l’inverno del 1943, da qui la denominazione della WINTERLINE.

A conclusione tragica degli eventi bellici avveniva l’inaspettato; il 15 marzo 1944 Venafro veniva bombardata dagli aerei americani. Un tragico errore. Una valutazione sbagliata quella fatta da un bombardiere leader, che scambiando Venafro per Cassino diede via al lancio di bombe, seguito nell’errore dalle squadriglie al seguito. Partendo da queste premesse storiche, e mossi da curiosità e voglia di saperne di più, Luciano Bucci, Renato Dolcigno, Donato Pasquale e Domenico Vecchiarino, dell’associazione storico-culturale “Winter Line”, hanno voluto con il loro impegno e la loro passione, conservare la memoria di quei tragici mesi in cui l’area Venafrana divenne principale teatro delle operazioni del secondo conflitto mondiale.

(fotogallery Winterline Venafro)

 

 

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