Secondo appuntamento con Alessandro e Jonathan Targetti
di Rbnr Militaria con la storia delle uniformi
e degli equipaggiamenti della seconda guerra mondiale
E’ l’ultimo elmetto del Reich; eppure questo modello del ‘Gladiator’, in dotazione alla Luftschutz e alle organizzazioni affini come DRK Deutsche Rotes Kreuz, pompieri di fabbriche. Una tipologia di elmetto bistrattata dai grandi collezionisti ma che invece per tipologia costruttiva e caratteristiche ha sicuramente motivi per essere molto interessante.
Come ci è noto, esistevano tre principali modelli di Gladiator: la versione assemblata in tre pezzi, la versione fatta in due pezzi e infine quella più tarda, databile 1944/45, fatta in un solo pezzo di stampaggio. Ed è proprio quest’ultima tipologia su cui mi concentrerò.
Per quello che ho potuto constatare nel mio percorso, sia da collezionista che da addetto ai lavori, nella versione monopezzo in questione la tipologia di aeratori è identica a quella dei modelli precedenti, con due gruppi di sette forellini per lato disposti in ciascuno in forma esagonale. Su questa tipologia di fine guerra difficilmente si trovano le classiche decal Luftschutz frontali: spariscono completamente del tutto le etichette a decal poste nella parte interna della falda posteriore dove venivano riportate la taglia, il produttore e anche il costo al dettaglio, in quanto al comune cittadino era possibile acquistare privatamente uno di questi elmetti presso i negozi di ferramenta.
Per tornare al nostro caso, si sono visti molti esemplari sia mono che bidecal della Deutsche Rotes Kreuz. Da menzionare uno “storico” ritrovamento fatto a da un noto commerciante di Militaria di Monaco di Baviera, il quale si imbattè anni orsono in un fondo di magazzino di oltre 200 pezzi tutti con queste caratteristiche.
In qualche vecchio filmato d’epoca si sono visti alcuni esemplari, ovviamente sempre monopezzo, anche in testa alla Volkssturm, solitamente con numeri dipinti sul frontale che identificavano distretti territoriali di appartenenza.
Per quello che concerne il liner, inteso come materiali impiegati, penso non ci siano né certezze né punti fermi. Hanno usato di tutto, da tessuti “riutilizzati” fino a tele cerate, pellami vari più o meno scadenti. Stessa cosa vale per i sottogola costruiti con molte varietà di materiali. Senza dubbio uno dei più interessanti e è quello fatto in plastica trasparente come quello dell’esemplare postato in questo articolo. A testimonianza di come già all’epoca esistesse questo materiale, considerato “sperimentale” a causa dell’elevato costo di produzione. Da non dimenticare infine quanto fosse strategicamente sconveniente in quanto fatto a base di petrolio, che in quel periodo scarseggiava e veniva totalmente usato per la produzione di carburanti
Alessandro Targetti
(foto d’epoca da Wikipedia)